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"A Classic Horror Story": tutto il peggio del genere horror e del cinema italiano, su Netflix

Aggiornamento: 20 lug 2021

Sono stufo di parlare male del cinema italiano, soprattutto perché noi italiani vantiamo i più grandi registi del genere horror. Registi come Dario Argento, Lucio Fulci e Mario Bava (per citarne tre a caso) che hanno firmato pellicole apprezzate da pubblico e registi di tutto il mondo. Film che sono diventati punti di riferimento per chi guarda film horror e per chi li crea.


Sono altrettanto stufo di disprezzare il cinema degli ultimi anni. In particolare italiano. Siamo pieni di registucoli che si credono i nuovi Fellini, i nuovi Romero, i nuovi Raimi, i nuovi Hopper, ma in realtà non valgono un c**zo.


Ovviamente questo tipo di film e di "artisti" vengono sempre accaparrati da chi? Da Netflix! Netflix che ci campa con la mediocrità. Sinceramente non so perché abbia ancora l'abbonamento.



Sopra potete vedere il trailer. Stupendo, crea un ansia pazzesca, ti fa credere che quando uscirà il film vedrai, non un capolavoro, ma un film horror con le palle, divertente, coinvolgente. Così non è.


Il massacro


No, non mi riferisco al massacro di "The Texas Chainsaw Massacre", film "citato" in "A Classic Horror Story", ma al massacro critico che segue.


Citare va bene. Ogni nuova generazione di registi si ispira a quella che l'ha preceduta. Il problema è che chi cita non può limitarsi a citare banalmente. Si dovrebbe (condizionale) avere l'intelligenza, la creatività, la voglia, di citare e allo stesso tempo rinnovare. Questo non accade.


Gli inspiegabilmente acclamati registi Roberto De Feo e Paolo Strippoli prendono "Non aprite quella porta", "Le colline hanno gli occhi", "Midsommar", "La Casa" e qualche altra pietra miliare del genere, li mischiano, frullano tutto insieme, e quello che esce è una vomitevole poltiglia al gusto di m**da con retrogusto di presa per il culo.


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(Photo: Netflix)

Ma il problema non sono le citazioni, è anche il comparto tecnico. Si sa che l'audio per gli "artisti" italiani non è importante. Qui ancora meno. La musica sovrasta la voce degli attori. Attori che dal canto loro si mangiano le parole, parlano a mezza bocca, a bassa voce. Quello che arriva all'orecchio è un brusio quasi incomprensibile. Ma è meglio così perché le loro battute sono di una banalità disarmante.


<<Questo è proprio il classico film dell'orrore.>>

NO. Non è il classico film dell'orrore. È un susseguirsi di cliché. Cliché che vanno anche bene, ma se inseriti intelligentemente. La frase sopracitata del protagonista Fabrizio (Francesco Russo) è ciò che c'è di più sbagliato. A Classic Horror Story non è a, non è classic, non è horror, non è story. Classico non vuol dire banale. Fare un film "classico" è un'impresa, al pari di fare un film originale, forse di più.


E poi quanto è fastidioso sentire in un film frasi come <<Questo non è un film>>? (domanda retorica).


Sensazioni


Ma lasciamo anche perdere citazioni e banalità. Parliamo di sensazioni.


Un film dell'orrore dovrebbe inquietare, spaventare, far coprire gli occhi dalla paura, saltare sulla sedia, stare in ansia...Questo non accade. Non c'è nulla che spaventi in questo film, nulla che ti faccia solo pensare di essere davanti ad un film horror. Nemmeno l'intelligente trovata (forse l'unica) di mettere canzoni come "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli e "Era una casa tanto carina" di Sergio Endrigo in un contesto orrorifico funziona a dovere.


L'unica sensazione che si prova è un sensazione di pace interiore misto a rodimento quando finalmente finisce. Pace perché nonostante duri un'ora e mezza sembra ne duri 5. Vedere i titoli di coda da un sollievo pazzesco. Rodimento perché mi avete attirato con un trailer fantastico e mi avete fatto vedere un film orrendo.


Post Credit


C'è una mini scenetta dopo i primi titoli di coda in cui un tizio che ha appena visto il film lo critica su un forum. Tra l'altro la maggior parte delle critiche sono più che sensate. Mette addirittura il pollice in giù come voto su "Bloodfilx".



Ora, De Feo e Strippoli vogliono farmi credere che sono così intelligenti ed umili da sapere quale schifezza hanno girato? O sono così pieni di sé da spacciare per idioti chi li critica e non apprezza la loro "visione artistica"?


VOTO 0,1/10

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