Recensore Notturno
"Army Of The Dead": i morti viventi secondo Zack Snyder
Era dal 2016 che il visionario artista Zack Snyder non faceva parlare di sé. Esattamente da 5 anni, dall'uscita del controverso "Batman v Superman: Dawn Of Justice". Certamente non è stato fermo nel frattempo. Zack ha lavorato a quella che sarebbe dovuta essere la versione originale del suo "Justice League", distrutto da quell'essere senza gusto, né senso artistico, Joss Whedon.
Pochi giorni fa Snyder è tornato alla regia, sceneggiatura, fotografia, produzione con il suo nuovo film su quegli esseri chiamati zombi. Ed è proprio di questo che vi parlerò oggi.
Iniziamo subito con il dire che "Army of The Dead" per quanto possa sembrare banale guardando il trailer e leggendo la trama su Netflix, in realtà non lo è affatto.
Zack Snyder riesce a prendere le creature più sfruttate del genere horror e creare qualcosa di totalmente innovativo marchiandolo con il suo stile inconfondibile.
Perché una rapina durante un apocalisse zombi?
Questa è una delle domande che ci si pone guardando il trailer. Sparatorie, morti, squartamenti, slow-motion, una tigre zombi. Guardandolo le aspettative sono basse o comunque nella norma. Il trailer non crea molto hype, ma il film è tutta un'altra cosa.
Zack riscrive le regole degli zombi dividendoli in shambler, ovvero i classici lenti, stupidi, spinti solo da fame di cervelli e gli alpha. Questi ultimi sono una razza avanzata, trasformati dallo zombi originale. Gli alpha hanno una gerarchia, delle regole, formano una vera e propria società. Un po' come Big Daddy de "La Terra dei Morti Viventi" di George Romero.
Per quanto la missione di rapinare un casinò in una Las Vegas infestata da zombi sia quasi incomprensibile, nel film ha perfettamente senso. Snyder infatti non rivoluziona solo il genere zombi, ma anche i caper-movie (film sulle rapine). In questo caso la banda di rapinatori capitanata da Scott Ward (Dave Bautista), invece di affrontare un esercito e guardie armate, affronterà un esercito di morti viventi e Valentine, una tigre zombi.

Zack Snyder ed il suo stile
Zack ha uno stile unico, che non piace a tutti, spesso incompreso e sottovalutato. Questo film ne è la conferma. Come tutti i suoi film, anche "Army of The Dead" piacerà, probabilmente, solo a chi ama i prodotti del regista americano. Ma è giusto così. Snyder girando questo zombi-movie, ha potuto finalmente mostrare la sua arte ed esprimersi al 100%.
Si è rimesso dietro la macchina da presa (una RED 8K), ha fatto da direttore della fotografia, da regista, produttore, insomma, ha avuto modo di poter girare il film che voleva come voleva. Guardando lo speciale di mezz'ora si capisce subito chi sia Zack Snyder. Fa parte di quella cerchia di registi che amo definire "artigiani del cinema". Gli artigiani del cinema non fanno il loro lavoro per business, per soldi, per piacere al pubblico. Il loro scopo è divertirsi tirando fuori dalla loro mente le loro folli idee e dare vita alla loro immaginazione.
In tutto questo Zack riesce, e vince.
Critiche?
Beh, le critiche da fare in realtà sono poche. Forse il troppo dilungarsi iniziale? Forse alcuni risvolti della trama già visti? Forse. Ma come ripeto quasi ad ogni mia recensione: "non è importante la storia, ma come la si racconta". A raccontare storie, Zack Snyder è tra i numeri uno, uno dei pochi registi odierni ad avere un marchio di fabbrica, un tocco, una firma. E questo vale più di ogni altra cosa.
Spero che "Army of The Dead" possa diventare un franchise di successo perchè ha tutte le potenzialità per diventarlo. Per adesso aspettiamo il prequel "Army of Thieves"...nella speranza che Netflix non cancelli un'altra delle poche produzioni decenti che "vanta" tra i suoi titoli originali.
VOTO 7,5/10