Recensore Notturno
"Cuties": il fantastico esordio della regista Maïmouna Doucouré
Aggiornamento: 25 mar 2021
Iniziamo subito con il dire che chiunque accusi questo film, la regista o gli spettatori di pedofilia, di istigazione alla prostituzione minorile e simili, o è una persona particolarmente superficiale o non ha visto il film.
Se non lo avete visto rimediate, se siete persone superficiali mi dispiace per voi.
Passiamo ora alla recensione.

Un film profondo
"Cuties" è un film che tratta il passaggio da bambina a donna di un'undicenne di colore in Francia. Amy, questo il nome della protagonista interpretata da Fathia Youssouf, è divisa tra le tradizioni musulmane della sua famiglia e la società di una classica scuola del 2020.
Per farsi accettare da un gruppo di sue coetanee con la passione per la danza e fuggire da una brutta situazione familiare, dove suo padre sta per prendere in sposa la sua seconda moglie, decide di omologarsi alle ragazze, iniziando a ballare e vestirsi in modo sempre più provocante fino a diventare la leader del gruppo.
Durante il film ci sono diverse scene di balli che, se fossero stati fatti da delle ventenni sarebbero stati sicuramente provocanti, ma essendo eseguiti da quattro undicenni l'unica cosa che si può provare è un misto tra compassione e rabbia. Compassione per il fatto che nelle loro movenze e i loro comportamenti non c'è piena consapevolezza delle loro azioni, risultando in un certo senso quasi goffe ed involontariamente ridicole. Rabbia perché questo comportamento è accettato e assecondato, quasi incoraggiato.
Il film è, al contrario di ciò che viene scritto sul web, profondo e coraggioso. Racconta una realtà, la realtà attuale, quella del 2020.
Il ballo finale
Il ballo finale tanto criticato, se contestualizzato all'interno del racconto, ha un significato tutt'altro che superficiale. Mentre Amy balla, tra espressioni e movimenti "sexy", guardando i volti compiaciuti della giuria e quelli di disgusto e disapprovazione tra il pubblico (tra cui una madre che copre gli occhi alla figlia), ha un'illuminazione, capisce cosa sta facendo, cosa rappresenta, cosa vuole e non vuole essere. Nel mezzo della coreografia infatti si blocca, inizia a piangere e scappa a casa.
L'immagine successiva del suo completo da ballo e del vestito che avrebbe dovuto indossare al secondo matrimonio del padre, stesi, vuoti, sul suo letto, uno accanto all'altro, è fortissima. Altrettanto forte e toccante è vederla subito dopo struccata, con un paio di jeans, una maglietta e scarpe da ginnastica, giocare alla corda con altre due ragazzine, consapevole per la prima volta di chi sia Amy e di chi voglia diventare.
Conclusioni
Vedere un minimo di sensualità o eccitarsi durante il film non è una reazione da essere umano. Dire che incita alla pedofilia è ciò che c'è di più lontano dal vero. Chiedere di togliere il film dal catalogo di Netflix o addirittura cancellare l'abbonamento per questo film non è un ragionamento da persona normale.
Secondo questa logica "Il Padrino" inciterebbe alla criminalità organizzata, "Hostel" al traffico di esseri umani, "Una notte da leoni" a drogare i propri amici e rapire un neonato, "Baby" alla prostituzione minorile, "Narcos" a spacciare droga e "La casa di carta" a compiere rapine male organizzate.
Questo film ha molto da insegnare e su cui far riflettere e andrebbe visto da tutti i genitori, e futuri tali, in modo da evitare di fare gli stessi errori dei genitori delle protagoniste ed impedire che i propri figli e figlie diventino vittima di questa orrenda società che nessuno fa niente per cambiare. Tranne chiedere la cancellazione del film ovviamente.
Detto ciò la regista Maïmouna Doucouré è un'ottima regista e con "Mignonnes" (titolo originale) ha esordito nel migliore dei modi venendo premiata anche al Sundance Film Festival 2020.
VOTO 8/10