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"Il suo ultimo desiderio": su Netflix dal 21 febbraio

Aggiornamento: 27 mar 2021

È uscito su Netflix, il 21 febbraio, il nuovo film di Dee Rees "Il suo ultimo desiderio" tratto dal romanzo omonimo di Joan Didion, con Anne Hathaway, Ben Affleck e Willem Dafoe.

Rees si è fatta conoscere con il suo primo lungometraggio targato Netflix nel 2017 tratto dal romanzo omonimo "Mudbound" di Hillary Jordan.

In entrambi i casi si tratta di adattamenti di romanzi, ma come non rese giustizia a "Mudbound" nel 2017, Rees non lo fa nemmeno oggi con la sua ultima fatica.


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(Photo: Elevated Films, Pimienta, The Fyzz Facility)

Un po' di storia


Quest'ultimo lungometraggio tratta di uno dei periodi più oscuri e controversi della storia americana, quando gli USA finanziavano sotto l'amministrazione Reagan, per lo più illegalmente, la guerriglia dei contras.

I fondi inizialmente provenivano dal ricavato della vendita di armi all'Iran, la quale era in guerra contro l'Iraq. Il governo degli Stati Uniti, prima con Reagan, poi con Bush, attinsero anche a fondi illegali, di aziende private e a donazioni di privati.

Questo periodo è conosciuto come Irangate.



Un cast di alto livello


La regista riempie il film, come in passato, con voci fuori campo della protagonista che, in fin dei conti, poteva benissimo sostituire con scene tradizionali. La scelta di queste voice over non fa altro che dare l'impressione di ascoltare un audio libro, in quanto spesso le immagini non raccontano nulla di rilevante o di collegato a ciò che giunge alle nostre orecchie.


Del periodo storico non se ne parla quasi per niente se non tramite le "scoperte" della giornalista Elena McMahon, interpretata da Anne Hathaway (forse la cosa migliore del film insieme ai colleghi Dafoe e Affleck), che non fa altro che prendere decisioni palesemente sbagliate.

Non coglie indizi più che evidenti anche quando si trovano di fronte ai suoi occhi, e quando le vengono esplicitamente riferite alcune verità, che una giornalista investigativa dovrebbe cogliere immediatamente, le ignora o agisce in modo opposto a come ci si aspetta.


Tutto questo forse per la regista dovrebbe sorprendere o dare un senso di "colpo di scena", ma in realtà il 99% dei fatti viene capito ed anticipato molto prima di quanto ci si aspetti dallo spettatore senza lasciargli alcuno stupore.

Il comportamento della protagonista inoltre non è giustificato da nulla in quanto Elena è una donna che ha rinunciato a tutta la sua vita privata, ha messo la figlia in un prestigioso collegio, è separata e non ha praticamente amici e, da quello che lei dice non le è rimasto nulla se non questa storia, ma le sue azioni raccontano altro.


Gli stessi errori Dee sempre


Sia per "Mudbound", che per questo film, Dee Rees ha tra le mani storie importanti, ambientate in periodi che non possono non toccare l'animo umano. Nel primo caso si tratta della prima guerra mondiale, del Ku Klux Klan, dell'apartheid. Nel secondo caso si tratta, invece, di uno degli scandali che ha toccato gli USA e la CIA. Periodi storici troppo grandi per storie e personaggi così piccoli.


Nella storia del cinema ci sono stati tantissimi adattamenti di romanzi di ogni genere, ma di veramente riusciti non ce ne sono molti. Cinema e letteratura sono due arti affini che non possono essere mischiate o si rischia di creare ibridi malriusciti che fanno pentire a chi ha letto il libro di aver visto il film, e a chi ha visto il film fanno passare la voglia di leggere il libro.


Non tutti possono fare ciò che fece Stanley Kubrick con "Shining" nel 1980 o, più recentemente, quello che è stato fatto da Adam McKay con "La grande scommessa" nel 2015.


VOTO 6/10

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