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"La lotta per la sopravvivenza": il nuovo thriller canadese prodotto da Netflix

Aggiornamento: 27 mar 2021

Da qualche giorno ormai si può trovare su Netflix, in questo caso anche produttore, il film "La lotta per la sopravvivenza" diretto da Patrice Laliberté. Dopo una serie di cortometraggi (tra i quali il pluripremiato "Overpass") ed una mini-serie debutta sulla piattaforma streaming americana con questo suo primo lungometraggio.

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(Photo: Couronne Nord, Netflix)

Survivalismo e non solo


Il film è basato su un corso di sopravvivenza tenuto da un famoso survivalista, Alain, che gestisce con successo un suo canale YouTube.


Il protagonista Antoine, che segue i suoi video e condivide le sue idee con la compagna e la figlia, è uno dei partecipanti. Arrivato al punto di incontro gli viene tolto il cellulare, viene bendato e caricato su una motoslitta da Alain. Quest'ultimo giustifica la segretezza con il fatto che desidera che la posizione del suo rifugio resti ignota e teme che il lavoro di una vita gli venga portato via da terroristi armati di machete quando il mondo collasserà a causa di una crisi sociale o finanziaria.


Giunto a destinazione fa la conoscenza degli altri partecipanti tra cui Rachel, una ex militare. Alain gli mostra la serra, i pannelli solari che alimentano delle batterie per avere elettricità anche di notte, le trappole mortali sparse per tutto il perimetro e la sua immensa scorta di armi e munizioni.


La prima mezz'ora del film ci mostra l'addestramento imposto dal survivalista e l'adorazione e il rispetto che provano i sui seguaci verso di lui. Fin qui "La lotta per la sopravvivenza" risulta molto interessante mostrando agli spettatori una realtà che in America è molto diffusa. La presentazione dei personaggi anche è ben gestita, anche se in modo un po' superficiale.



Il peggiore dei cliché


Tutto cambia quando uno dei ragazzi muore durante un'esercitazione con delle bombe fatte a mano dagli stessi. Da qui si formano due fazioni, una che vuole chiamare la polizia e denunciare l'accaduto e Alain e uno dei partecipanti, particolarmente devoto a lui ed i suoi ideali, che vuole occultare il corpo ed insabbiare il tutto.


Da questo momento in poi ci si ritrova a guardare il classico film alla "Venerdì 13" con tutti i suoi cliché, e tutto ciò che fino a quel momento era risultato interessante sparisce, lasciando spazio ad avvenimenti totalmente prevedibili e scontati fino al suo finale.


Si gioca molto sulla vera e propria lotta alla sopravvivenza, su cui si basa il survivalismo, fino a quel momento da tutti condivisa e la lotta alla sopravvivenza dei protagonisti in fuga dall'assassino. Questo però non basta a soddisfare le aspettative dello spettatore.


Un thriller psicologico mancato


"Jusqu'au déclin" (il suo titolo originale) sarebbe anche potuto essere un ottimo film, soprattutto per un regista esordiente.


Il paesaggio canadese, il survivalismo, un posto isolato ed un uno psicopatico avrebbero potuto creare situazioni molto interessanti. Se invece di cadere nel già visto si fosse costruito un buon thriller psicologico probabilmente regista e sceneggiatori avrebbero fatto centro. Patrice Laliberté in ogni caso dimostra di essere un buon regista, alcune riprese sono molto suggestive e non ci sono i classici errori di chi gira il suo primo lungometraggio. Questo è sicuramente anche dovuto alla sua vasta esperienza in 10 anni di cortometraggi.


Augurandogli una carriera di successi restiamo in attesa della sua prossima creazione.


VOTO 6/10

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