top of page
  • Immagine del redattoreRecensore Notturno

"Tyler Rake": dal 24 aprile su Netflix

Aggiornamento: 25 mar 2021

Il 24 aprile è uscito sulla piattaforma di streaming Netflix "Tyler Rake", interpretato da Chris Hemsworth ("Thor") e diretto dal coordinatore di stuntman Sam Hargrave, già collaboratore di Anthony e Joe Russo (qui in veste di produttori) in vari film del MCU.


Tyler Rake, Extraction, russo, fratelli, film, netflix, recensione, Sam Hargrave, Anthony Russo,  Joe Russo, Chris Hemsworth
(Photo: AGBO, India Take One Productions, T.G.I.M Films, Thematic Entertainment)

Il film tratto dalla graphic novel "Ciudad", creata dagli stessi fratelli Russo e Ande Parks, tratta del mercenario Tyler Rake, a cui viene affidato il compito di salvare il figlio di un signore della droga, rapito da un suo rivale.

La trama prende sin da subito introducendo prima la figura di Ovi, il ragazzino rapito, e la sua vita, poi il protagonista mercenario. Sin da subito si comprende che Rake è un personaggio più profondo di quello che ci si aspetterebbe e la sua persona e il suo passato vengono mano a mano svelati durante le due ore successive, senza sproloqui, flashback e senza creare punti morti, come accade sin troppo spesso di questi tempi.


Un film "spettacolare"


Il regista è al suo debutto e il suo passato e la sua formazione da stuntman rendono le sequenze di azione di grande impatto, riuscendo a dare la giusta scarica di adrenalina, tensione e spettacolarità.


Ancora più apprezzabile è la regia durante una particolare sequenza di 12 minuti circa, girata in piano sequenza. Un piano sequenza così elegante da non essere evidente, se non agli occhi degli spettatori più attenti. Altra cosa apprezzabile è che la scelta non è fine a se stessa, per pura spettacolarità, tecnica o estro artistico, ma è essenziale in una scena simile, in cui uno stacco, un taglio, un dettaglio, avrebbero interrotto una delle sequenze d'azione più spettacolari degli ultimi anni.



Ovviamente non è mancata qualche critica sul web, in particolare per il "filtro giallo" durante le sequenze in Bangladesh. La critica è riferita al fatto che a Hollywood si associ il giallo ad ogni luogo che non sia l'America, ma così non è.


Dietro ogni scelta fotografica c'è un artista, un direttore della fotografia, un regista, che prendono scelte, condivisibili o meno, per ottenere il miglior risultato possibile per la riuscita della loro opera. Il filtro giallo per i paesi come il Bangladesh o l'India è nell'immaginario comune, cinematografico soprattutto, e viene inserito anche per rendere lo stacco tra i vari ambienti e paesi. Ogni volta che pensiamo ad un luogo pensiamo ad un colore, ad un odore, una sensazione, la stessa cosa vale in questo caso.

Il finale (segue spoiler)


Cosa invece da criticare a mio parere è il finale.

Inizialmente, essendo una storia di redenzione di un uomo, di un padre, a cui non importa nulla se non trovare la pace con se stesso, la fine perfetta, anche se dolorosa, sarebbe stata la sua morte, il suo sacrificio. A volte il miglior finale non è sempre il lieto fine.


Immaginiamo se in "Qualcuno volò sul nido del cuculo" McMurphy fosse stato dimesso insieme a Bromden, se il sergente Don "Wardaddy" Collier di "Fury" si fosse salvato e fosse stato acclamato come eroe di guerra invece di Norman o, videoludicamente, se Arthur Morgan di "Red Dead Redemption 2" fosse magicamente guarito dalla tubercolosi e si fosse sposato con Mary Linton.


Certo chi non sarebbe stato felice di vedere questi protagonisti invecchiare felicemente e in pace, ma le loro storie sicuramente non avrebbero avuto lo stesso impatto emotivo e sarebbero stati probabilmente dimenticati nel giro di poco tempo. È la loro fine tragica, ad averli resi ciò che sono ora, ad averli scolpiti nell'anima di chi li ha amati e ancora li ama.


Questo in "Extraction" (titolo originale del film) non accade perché, per fare contento il pubblico, il capo della produzione cinematografica originale di Netflix, Scott Stuber, ha praticamente imposto un finale aperto in cui non si capisce se Ovi sia suggestionato dall'affetto verso il suo salvatore o se Tyler sia miracolosamente, e senza nessun senso logico, sopravvissuto ad un colpo mortale al collo e conseguente emorragia, sicuramente amplificata e velocizzata dalla caduta (intenzionale) in acqua dal ponte.


La scena della piscina è stata quindi aggiunta dopo per fare contento chi voleva il proprio eroe vivo e lasciando comunque uno spiraglio per un probabile sequel. Tra l'altro così facendo perde di senso tutta la ricerca della redenzione e tutto il percorso interiore del protagonista.


Questo secondo il mio parere è l'unica critica che andrebbe fatta a questo film. Purtroppo non sono più l'arte e gli artisti a fare cinema, ma i produttori e il business.


VOTO 6,5/10

RN.jpg
bottom of page